MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 9 – 13 ott 2016
Dal libro di Erri De Luca “Il più e il meno”
Spurga dalle sue ossa morenti (Giacomo Leopardi) la feroce cantica all’immenso e la più poetica denuncia sulla furia della terra.
Furono Napoli e il suo vulcano a raschiargli dal fondo dei malanni i più flegrei tra i versi. Chi è del luogo e non ne provi orgoglio, si è assopito.
Mi sono battuto in vita mia per qualche uguaglianza, per qualche libertà, ma la fraternità non si può conquistare. È un dono, spunta all’improvviso, può durare anche mezzo pollo. Però esiste, c’è stata, l’ho assaggiata. Cinque uomini dell’Islam avevano apparecchiato la cena di Natale per uno senza credo. Stavolta la confusione sotto il cielo era abbastanza grande e dunque la situazione era eccellente.
Non è Stachanov l’eroe del lavoro, non chi intensifica il suo ritmo produttivo e così costringe gli altri a uniformarsi alla sua prestazione. Ma chi ha alzato la voce per difendere i propri compagni, rompendo la riga del silenzio. Chi ha preso la parola scavalcando l’abisso del primo passo avanti. E per questo è stato licenziato, schedato, rifiutato, mettendo a repentaglio il sostegno alla sua famiglia.
Quelle persone venute prima ci hanno spianato il cammino battendo come alpinisti un passaggio in neve alta, affrontando il rischio di venire travolti dalla valanga della reazione. Nessuno li costringeva a esporsi, solo il loro sentimento di giustizia che a volte fa di una persona una prua che apre il mare in due. Perché la giustizia non è un codice di leggi, ma un sentimento che scalda e salda le ragioni e il fiato, la dignità e la colonna vertebrale.
È PERICOLOSO SPORGERSI, dice il cartello ufficiale dei tempi correnti. È necessario farlo.
Un paio di giorni d’agosto dell’anno 1786 la specie umana seppe che poteva.
La gobba sommitale del Bianco era stata calpestata.
Si poteva: ecco il verbo delle disobbedienze, che aizza lo spirito di contraddizione ai limiti, alle leggi. Salire in cima al corno del continente: si poteva, eccome.
MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 8 – 4 ott 2016
Con queste pagine vorrei dire al lettore : ciò che cerca c’è già e ti è vicino. Devi solo riconoscerlo. Non andare da nessuna parte, non cercare altrove. L’altrove è in te. E’ sempre stato lì. Stai cercando qualcosa che c’è già, qualcosa che sei tu, in un diverso modo di sentire e di vivere. Fèrmati un momento, frena il galoppo dei tuoi pensieri e il turbine delle tue emozioni. Nel silenzio lo scoprirai.
Va precisato che ciò che intendiamo per benessere o agio interiore, serenità, pace non è qualcosa di statico, qualcosa che, raggiunto una volta, ci appartiene per sempre. E’ invece un equilibrio mentale, emozionale e relazionale che va conquistato giorno per giorno, frutto d’un compromesso dinamico fra le varie tensioni interne : bisogni, pulsioni, inclinazioni, aspirazioni, ricerca di affermazione e gratificazione. Variabili che coesistono in noi e interagiscono tra di loro.
Sulle loro disparate e spesso contrastanti richieste, l’individuo opera una transazione, un compromesso sulla base del quale stabilisce i suoi obiettivi e si garantisce uno stato emotivo di tranquillità. E’ un lavoro, secondo Freud, che si compie sulla base del principio di costanza, regola fondamentale del sistema psichico umano, che mira a tenere più bassa possibile, o per lo meno costante, la tensione presente nell’organismo.
Tale equilibrio è minacciato anche dall’esterno, da ciò che è altro da noi, avvenimenti e persone. Nel momento di reagire a questi innumerevoli altro da noi che ci toccano dalla mattina alla sera e, in molti casi, ci provocano, si gioca l’equilibrio interiore. Il quale quindi dipende, in larga misura, da noi.
L’equilibrio umano rivela così, come una carta filigranata, una mappa infinitamente pervasiva di tensioni consce e inconsce, razionali e pulsionali ; è la risultante di un accorto gioco di patteggiamenti, compensazioni, sostituzioni, sublimazioni, nel quale le richieste di alcune pulsioni prevalgono, altre vengono sacrificate, altre riescono ad ottenere soddisfazione camuffandosi sotto maschere e voci le più impensate e insospettabili.
Dobbiamo partire da questo assunto : la salute interiore – la serenità, la pace, un’amabile amicizia con tutto e tutti, in primo luogo con noi stessi, gli altri, il mondo, gli avvenimenti – dev’essere un nostro fermo e costante obiettivo, e l’oggetto di un’accurata profilassi e cura interna. Proprio perché, se non stiamo bene dentro, non possiamo star bene in nessun luogo.
MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 7 – 26 set 2016
Nel secolo scorso, le malattie dominanti in campo psichiatrico erano l’isteria ela schizofrenia, le quali monopolizzarono a lungo la ricerca e la letteratura medica. Oggi le patologie più diffuse, sempre di competenza psichiatrica, sono quelle chehanno origine daldisadattamento sociale, le malattie psicosociali e psicosomatiche : la depressione, la nevrosi ansiosa, fobica, ossessiva, le varie forme di paranoia o caratteriali, i disturbi dell’umore e del comportamento ; come pure le innumerevoli e sfumate forme di malcontento e malessere.
Stati morbosi difficili da definire e da curare, spesso privi di base organica, ma penosamente reali, la cui origine è di chiara matrice sociale. La nostra società è talmente su misura per produrre dei frustrati. I miti che costruisce nei vari settori della vita e che sbandiera su tutti i canali comunicativi, con una enfatizzazione tra il grottesco e il furbesco, il confronto che viene istintivo fare con coloro che, più abili o più fortunati, camminano al di là dei desideri, insinuano fatalmente nell’animo la sindrome della sconfitta : senso di inferiorità, di inadeguatezza, di emarginazione, di vuoto esistenziale, sensazione di camminare in coda a un corteo di gente privilegiata e di cibarsi solo delle briciole che cadono dalla loro tavola.
MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 6 – 14 set 2016
<<E’ qui, ora, in questo luogo e in questo mondo che devo trovare chiarezza e pace ed equilibrio. Devo buttarmi e ributtarmi nella realtà, devo confrontarmi con tutto ciò che incontro sul mio cammino, devo accogliere e nutrire il mondo esterno col mio mondo interno e viceversa. Ma è terribilmente difficile.>>
<<Buttarmi e ributtarmi nella realtà … qui, ora, in questo luogo e in questo mondo>> : lì scorre la vita e lì ci attende, con le sue richieste e le sue ricompense. La vita vera, quella che è una cosa sola con noi, si trova in solo luogo, qui, ora. Tutto il resto è altrove, e l’altrove appartiene al desiderio o alla nostalgia. Tutti i sogni che possono brulicare nella mente non sono nulla in confronto al più minuscolo grano di realtà che ci sta davanti o dentro. La psicosi, la pazzia, consiste proprio nello scambiare per realtà i sogni.
MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 5 – 16 giu 2016
Vivere è comunicare, convivere e condividere, in amicizia e in armonia!
MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 4 – 27 mag 2016
Il gusto maligno di umiliare qualcuno nasce da sentimenti negativi inconfessabili quali l’invidia, l’insicurezza, la voglia di protagonismo, il terrore di essere sopraffatti dalle capacità altrui, l’insofferenza per i suoi successi o riconoscimenti. Sentimenti squallidi che rivelano un animo che ha bisogno di essere ripulito o forse, peggio, una personalità da ristrutturare.
MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 3 – 20 mag 2016
In una famiglia o in un ambiente di lavoro, dove i soggetti costituiscono una rete di relazioni affettive interdipendenti, il comportamento aggressivo o malevolo, anche solo di una persona, crea un clima pesante, una tensione logorante in tutto l’ambiente.
MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 2 – 13 mag 2016
Trenta parole come tecnica per disintossicare il mondo interiore, tecnica <<delle parole evocatrici>> :
amore – apprezzamento – armonia – benevolenza – buonumore – calma – compassione – comprensione – coraggio – disciplina – energia – entusiasmo – fiducia – generosità – gioia – gratitudine – luce – pazienza – rinnovamento – saggezza – serenità – silenzio – vigilanza – vitalità – volontà – fede – fraternità – ordine – servizio – sorriso
MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA n. 1 (la visione del vescovo Nogaro) – 25 gen 2011
Il vescovo Nogaro, ribadisce la sua visione, ancora irrealizzata, di una Chiesa lontana dal potere e vicina agli ultimi. «Il Vangelo non è più la trasparenza della Chiesa, viene compromesso da tutte le vicende politiche della Chiesa stessa» che «sembra voler essere l’autovelox della morale: sta nascosta dietro l’angolo e quando la cultura sfreccia e magari sembra violare, per eccesso di velocità, soprattutto i temi della morale – l’aborto, l’eutanasia, la fecondazione artificiale, la famiglia, le coppie di fatto, i divorziati, gli omosessuali – eleva sanzioni». È spesso una «Chiesa autoreferenziale», che «confonde facilmente i suoi fini con i suoi interessi». Vorrei invece, prosegue, «una Chiesa di frontiera, e la frontiera è fuori dal tempio, è un luogo esposto, è il luogo degli arrivi e delle partenze, dell’imprevisto e dell’inedito». Una Chiesa capace di «difendere l’uomo dal dominio incontrollato delle istituzioni e delle corporazioni, che rischiano di renderlo puro strumento della loro volontà di potenza; di allargare gli ordinamenti democratici, che esprimono la sovranità popolare, per rendere attiva sempre la libertà personale; di difendere l’uguaglianza tra gli uomini, impedire lo sfruttamento di una classe sull’altra, di un popolo su un altro e combattere apertamente l’onnipotenza del capitale e del profitto, della mafia e della camorra».
Dopo il silenzio assenso su ciò che mi accadde il 9 ottobre 2009, ora so.
L’articolo della vergogna di due giornal(a)isti, chi firma l’articolo non è quello che ha carpito le notizie per telefono da uno dei giovani volontari presenti la sera della “visita” delle forze dell’ordine, avvenuta unicamente per eccessivo baccano.
Questi due figuri hanno fatto un poco di confusione, pensavano alla loro casa e a quella dei loro padrini confondendola con la sede di Stella Cometa.
Caro Zanotelli, quando verrai a trovare i volontari della Stazione FS di Boscoreale per mostrargli la tua solidarietà?
Ti stiamo aspettando da due anni.
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