Le esternazioni continuano su
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Un augurio a tutta la Comunità di Boscoreale:
Il Signore vi Benedica e la Madonna ritrovata tra i rifiuti alla Stazione vi Protegga sempre!
Questa è una bella Storia del Bene Comune e per chi Ama Boscoreale!
Un colibrì porta una goccia d’acqua per l’incendio della foresta.
Inutile? NO, FA LA SUA PARTE e NOI?
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Di Vincenzo Martire.
Pubblicato il 12 gennaio 2020 da redazione
Ieri mi trovavo a Maiori, avevo appena consumato il pasto, una colazione con melanzane sott’olio, salame affettato, e cosa più buona, il rivestimento di AFFETTO perchè donatami da uno dei tanti Amici Veri, Massimo Venosi.
Stavo cercando un bar per il caffè e mi arriva una telefonata: < <
Vincenzo, ieri sono stata alla Stazione e c’era un degrado indescrivibile, cosa si potrebbe fare? Io ho anche dei bambini nel corso di Zumba.
Tu perchè sei andato via? Il Comune perchè non aiuta la Stazione?
Ecco le mie risposte:
1) Parla con Wanda e Gianluca D’Ambrosio, trovate qualcuno che pulisce senza spendere troppo e risolvete il degrado.
2) Sono andato via e sto a Maiori ogni sabato per ricompensarmi dei tantissimi Sabati e Domeniche passati a volte anche da solo alla stazione a togliere il degrado, quello vero: siringhe dei drogati, escrementi umani ed animali, carcasse di piccoli animali in decomposizione, rifiuti di ogni genere.
Dopo tantissimo lavoro di Volontariato, ora non ne ho più di energie, ho quasi 62 anni ed ho consumato tutto il serbatoio delle attività civiche, sociali, culturali e ambientali.
Ora tocca ai cittadini della comunità di Boscoreale darsi da fare se vogliono tenersi La Stazione, compresa tu e tutti i tuoi amici e parenti.
3) Il Comune non vuole La Stazione, vuole prendersi tutti i locali, trovare e soprattutto spendere Finanziamenti e poi magari tenerli chiusi o quasi come fa con la Biblioteca (100.000 ero spesi) e non solo.
Ti posto un piccolo video esplicativo e ti invito a visitare il blog della Stazione
www.lastazioneboscoreale.it.
Spero e prego che non molliate voi che ora siete i protagonisti.
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OLGA CHIAIA
IL BELLO DI USCIRE DAGLI SCHEMI.
(Superare rigidità e trappole mentali, vivere flessibili e felici).
La struttura a spirale che caratterizza il circolo vizioso fa sì che le nostre premesse errate si automantengano ricorsivamente. Per orgoglio, o per paura, non è facile riuscire a guardare fuori e rompere gli schemi. Non immaginiamo che la vita reale abbia in serbo per noi una storia più bella. Il nostro piccolo delirio privato è una proiezione distorta ma molto credibile, che ci impedisce di contattare il vero sé. Ed è un peccato. Perché questa parte più profonda e luminosa di noi ha la forza e i mezzi per farci deviare da percorsi costruiti dall’abitudine, dai pregiudizi o dalle aspettative altrui. Se solo imparassimo a riconoscerla, ne scopriremmo l’inaspettata potenzialità di farci vivere davvero felici e presenti, seguendo la meravigliosa spirale evolutiva del circolo virtuoso. Ognuno di noi si racconta una storia tutta sua, spesso senza lieto fine: la vittima della sfortuna, il guerriero sempre sconfitto, la donna invisibile. Sembra un destino senza alternative, che la nostra vita non fa che confermare ogni giorno. Infatti, viviamo intrappolati in una trama fatta di convinzioni basate su presupposti falsi, di prigioni più mentali che reali, di abitudini acquisite in modo irriflesso. Olga Chiaia ci guida per mano verso il superamento di pensieri ricorsivi, dei circoli viziosi, di ciò che ci fa intestardire su posizioni involutive, per portarci a riscoprire il coraggio della libertà, soprattutto da noi stessi, e una nuova possibilità di azione.
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Uomini e donne al bivio (cslogos.it)
Le strade dei sentimenti amorosi nelle quali gli uomini e le donne si cercano e percorrono insieme, nella speranza di trovare obiettivi comuni il più possibile gratificanti e soddisfacenti, se non perfetti, sono tante e diverse. Sono strade antiche come il mondo. Nonostante ciò, ancora oggi e soprattutto oggi, non riusciamo a capire il modo migliore per sceglierle e viverle bene. Ancora oggi, e soprattutto oggi, non abbiamo imparato a distinguere le vie che uniscono da quelle che dividono; le vie che portano all’intesa da quelle che portano allo scontro. Le strade che costruiscono le civiltà e quelle che preparano la barbarie. Le vie che aiutano le società umane nella loro crescita e quelle che le conducono alla degenerazione e al conflitto. Ancora oggi non riusciamo a trovare le modalità migliori per percorrerle insieme, uomini e donne, mano nella mano, con stima e disponibilità reciproca, con reciproca comprensione e tenerezza, senza inutili infatuazioni ma anche con tanta cura ed attenzione verso l’altro. Senza illusioni, certo, ma anche con la giusta fiducia e speranza.
L’autore pur non volendo dare “ricette” sul modo migliore di vivere i sentimenti e le emozioni amorose, si propone di chiarire alcuni fondamentali quesiti: che cos’è e quando nasce l’amore? A che serve? Perché ci innamoriamo? Di chi ci innamoriamo? Perché scegliamo e viviamo un certo tipo d’amore piuttosto che un altro? Come mai molti amori finiscono? Ed infine quali sono i comportamenti e gli apporti personali, di coppia, familiari e sociali che facilitano l’intesa e quali gli atteggiamenti che portano alla conflittualità e allo scontro.
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“Dai quanto ricevi, tutto andrà bene”
Proverbio maori (Mauss, pp. 276-277)
Dono: aspetto fondante di ogni comunità, elemento generativo di legami sociali e ricchezza di ogni individuo.
Il Dono è gratuito, non richiede nulla in cambio, non pesa il valore di quello che viene donato ma il gesto che esso stesso rappresenta. In quest’epoca, ciò che è gratis generalmente stimola negli individui il dubbio, derivante dal pregiudizio dell’homo oeconomicus, che ogni prestazione avviene in cambio di una controprestazione ovvero di un interesse. Il Dono stravolge questa logica e apre alla possibilità della gratuità, andando oltre il costo della cosa donata e spostando il focus sul valore che essa genera.
Siamo in un tempo in cui il Dono può assumere una forza straordinaria. Nel ri-generare le nostre comunità e i nostri luoghi, ci auguriamo che la dimensione del Dove e con Chi possa superare nettamente quella del Quanto.
UN DONO SPECIALE DELLA PROVVIDENZA: LA STAZIONE
Un piccolo seme di speranza per la nostra comunità, germogliato negli anni, da radici lontane.
«Il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono.5 Un’altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; 6 ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. 7 Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno.
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