La quarta modalità dell’amore è l’agàpe dei Greci o càritas dei Latini, l’amore di benevolenza, quello che spinge ad alzare gli occhi sul bisognoso e ad aiutarlo, senza attendersi ricompensa. Nella presenza solidale e gratuita accanto all’altro si scopre, e se ne fa esperienza, che la comunione è il nucleo centrale dell’esistenza. O noi teniamo gli occhi sugli altri, o passiamo la vita a celebrare noi stessi.
Ed è pure un’eccellente via di guarigione. L’amore guarisce molte ferite nell’animo di chi ama e di chi è amato. Fa parte del suo miracolo. La visita che si fa a una persona sofferente o a un malato è anche sempre una visita ricambiata ; anche il malato ci visita, mentre siamo accanto al suo letto, e ci parla con la sua sofferenza. Il nostro mondo esistenziale, spesso angustiato da pene di poco conto, si apre su problemi ben più gravi. È come aprire le finestre che danno sul mondo della gente e guardare oltre la siepe che recinge il piccolo orto di casa nostra. E si impara a valutare le cose in modo diverso. Anche questo contribuisce a guarire.
(Tratto dal libro Cammino di guarigione interiore di Giuseppe Colombero).
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